Secondo l'antica tradizione, recentemente restaurata anche nella forma
ordinaria, questa festa costituisce la data di riferimento per il
computo dell'Avvento ambrosiano - che ha difatti inizio con la prima
domenica dopo San Martino. È per questo motivo che molti messali ambrosiani pre-tridentini si aprivano proprio con tale ricorrenza. Questa data, oltre la quale si aprono le porte del nuovo anno
liturgico, è propizia per una breve riflessione su un testo della scorsa
domenica - terza dopo la dedicazione e ultima dell'anno liturgico
ambrosiano - che contiene però una sorta di premonizione della grande
stagione che sta per iniziare.
Il salmello del giorno infatti, tratto dal Cantico di Abacuc, così recita:
"Domine audivi auditionem tuam et timui: *consideravi opera tua et expavi.
In medio duorum animalium:* consideravi opera tua et expavi."
"O Signore, ho udito il tuo annunzio e ho avuto timore: ho considerato le tue opere e ne ho provato spavento.
Fra due esseri viventi/animali, ho considerato le tue opere e ho provato spavento."
L'antifona deriva da uno dei brani più noti alla critica biblica, riportato in questa versione nella traduzione latina così detta "Itala", che deriva a sua volta direttamente dalla versione greca dei "Settanta", accettando una vocalizzazione del testo ebraico considerata errata da San Girolamo e corretta nella Vulgata. Egli infatti mutò la traduzione in:
"Domine, audivi auditionem tuam, et timui.
Domine, opus tuum, in medio annorum etc."
Tutti i grandi Padri della Chiesa, da S.Agostino a Origene, accettarono tuttavia, e commentarono la versione più antica, resa autorevole dalla corrispondenza con quella greca, e si interrogarono lungamente sul significato della profezia contenutavi. La parola "animalia" venne peraltro intesa - sulla scorta dell'ambiguità del termine greco, che può valere "esseri viventi" o "animali" - di volta in volta come riferimento a Mosè ed Elia, oppure ai due ladroni sulla croce. Per questo motivo, le varie tradizioni esegetico-liturgiche antiche videro di volta in volta nel brano di Abacuc una profezia della Trasfigurazione o della Morte del Signore sulla Croce. Tuttavia, l'interpretazione più curiosa, e quella di gran lunga più feconda dal punto di vista artistico, vide nella parola "animalia" un preannunzio della presenza del bue e dell'asinello accanto alla mangiatoia in cui fu deposto il Signore. In tal modo, la profezia di Abacuc venne messa in correlazione con quella di Isaia 1, 3:
"Cognovit bos possessorem suum et asinus praesepe domini sui, Israel non cognovit, populus meus non intellexit"
"Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, mentre Israele non conosce, il mio popolo non comprende"
Si trova peraltro proprio a Milano, sul celebre Sarcofago di Stilicone della Basilica di Sant'Ambrogio, una delle primissime raffigurazioni della Natività, in cui accanto a Gesù Bambino appaiono non i pastori e neppure Maria e Giuseppe, ma proprio questi due animali. Di essi i Vangeli canonici non parlano mai, ma, proprio a causa delle due profezie veterotestamentarie appena ricordate, sono divenuti per ogni cristiano un elemento irrinunciabile di ogni presepio.
Il salmello del giorno infatti, tratto dal Cantico di Abacuc, così recita:
"Domine audivi auditionem tuam et timui: *consideravi opera tua et expavi.
In medio duorum animalium:* consideravi opera tua et expavi."
"O Signore, ho udito il tuo annunzio e ho avuto timore: ho considerato le tue opere e ne ho provato spavento.
Fra due esseri viventi/animali, ho considerato le tue opere e ho provato spavento."
L'antifona deriva da uno dei brani più noti alla critica biblica, riportato in questa versione nella traduzione latina così detta "Itala", che deriva a sua volta direttamente dalla versione greca dei "Settanta", accettando una vocalizzazione del testo ebraico considerata errata da San Girolamo e corretta nella Vulgata. Egli infatti mutò la traduzione in:
"Domine, audivi auditionem tuam, et timui.
Domine, opus tuum, in medio annorum etc."
Tutti i grandi Padri della Chiesa, da S.Agostino a Origene, accettarono tuttavia, e commentarono la versione più antica, resa autorevole dalla corrispondenza con quella greca, e si interrogarono lungamente sul significato della profezia contenutavi. La parola "animalia" venne peraltro intesa - sulla scorta dell'ambiguità del termine greco, che può valere "esseri viventi" o "animali" - di volta in volta come riferimento a Mosè ed Elia, oppure ai due ladroni sulla croce. Per questo motivo, le varie tradizioni esegetico-liturgiche antiche videro di volta in volta nel brano di Abacuc una profezia della Trasfigurazione o della Morte del Signore sulla Croce. Tuttavia, l'interpretazione più curiosa, e quella di gran lunga più feconda dal punto di vista artistico, vide nella parola "animalia" un preannunzio della presenza del bue e dell'asinello accanto alla mangiatoia in cui fu deposto il Signore. In tal modo, la profezia di Abacuc venne messa in correlazione con quella di Isaia 1, 3:
"Cognovit bos possessorem suum et asinus praesepe domini sui, Israel non cognovit, populus meus non intellexit"
"Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, mentre Israele non conosce, il mio popolo non comprende"
Si trova peraltro proprio a Milano, sul celebre Sarcofago di Stilicone della Basilica di Sant'Ambrogio, una delle primissime raffigurazioni della Natività, in cui accanto a Gesù Bambino appaiono non i pastori e neppure Maria e Giuseppe, ma proprio questi due animali. Di essi i Vangeli canonici non parlano mai, ma, proprio a causa delle due profezie veterotestamentarie appena ricordate, sono divenuti per ogni cristiano un elemento irrinunciabile di ogni presepio.
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