sabato 14 maggio 2016

La Liturgia della Vigilia di Pentecoste in Rito Ambrosiano

La liturgia della Vigilia della Pentecoste, mai abolita nel nostro Rito, presenta, come quella di Natale ed Epifania, la peculiarità di essere tradizionalmente celebrata “infra Vesperas”, almeno in tutte le chiese collegiate, oltre che nella Metropolitana. In quest’ultimo caso, qualora sia presente l’Arcivescovo, la liturgia ha inoltre alcune peculiarità uniche, che saranno prese in considerazione separatamente.
La Vigilia inizia dunque il sabato prima della Pentecoste con il canto dei Primi Vespri della Solennità. L’Officiante rivestito di piviale e stola rossi, assistito dai Ministri, inizia come di consueto la funzione con il Dominus Vobiscum e il Lucernario. Cantati dunque l’Inno “Jam Christus astra ascenderat” e il Responsorio in Choro, si interrompe la celebrazione del Vespro e, in luogo della salmodia, si celebra una speciale Messa di Vigilia. Come le altre Messe “infra Vesperas”, e sul modello della Veglia Pasquale, anche questa funzione è preceduta da una catechesi scritturale veterotestamentaria composta da quattro letture, intercalate da salmelli dalla linea melodica molto melismatica e da orazioni. L'Officiante del Vespero dunque toglie il piviale ed indossa pianeta e manipolo per la Messa.

 Le letture, come l’intera Vigilia, hanno un’intonazione fortemente battesimale, essendo incentrate soprattutto sul tema dell’infusione dello Spirito Santo, ma sono del tutto differenti da quelle della tradizione romana:
- Is. 11, 1-9b (Il Profeta descrive la natura settiforme dello Spirito Santo)
- Gn. 28, 10-22 (La visione della scala di Giacobbe)
- IV Rg 2, 1-12 (Elia ed Eliseo al Giordano; il carro di fuoco) Questa lettura è in comune con quella delle Vigilia dell'Epifania
- III Rg. 3, 5-14 (Dio concede il dono della Sapienza a Salomone).

Terminata l'ultima lettura, il coro dei pueri cantores intona il cantico "Sicut cervus".  Recitata quindi l'ultima orazione, nelle Collegiate e nelle Parrocchie in cui è presente il fonte battesimale si procede alla benedizione del Fonte con le stesse formule del Sabato Santo.

 Le letture della Messa sono poi le seguenti:
- I Cor. 2, 10-16 (Possiamo conoscere Dio in virtù della infusione dello Spirito che viene da Lui)
La lettura della I lettera ai Corinti, con la sua profonda riflessione pneumatologica, nell’ambito della liturgia di Pentecoste è caratteristica della tradizione ambrosiana, sia nella Vigilia, che nel giorno della Solennità. Da notare che, nella tradizione ambrosiana, non si leggono gli Atti degli Apostoli nella Vigilia di Pentecoste.

- Gv. 15, 26-27 ; 16, 1-15
Anche la pericope evangelica è caratteristica della tradizione ambrosiana. In quella Romana, seppure in forma ridotta, essa è propria della Messa dell’Ascensione.

In alcuni codici, anche per la Vigilia, è prevista una lettura In Ecclesia Minore, contenente l’antefatto della lettura giovannea, che però nella maggior parte dei codici è assente. Come in tutte le Vigilie Privilegiate, la Messa è priva di antifone, tranne per l’Hallelujah.

 Terminata la Messa, tolta la pianeta ed indossato il piviale, si riprende il canto del Vespro dall’antifona al Magnificat, fino alle conclusione.

Ascesa di Elia sul carro di fuoco, come riprodotta nel mosaico di inizio V sec. della Cappella di Sant'Aquilino della Basilica di San Lorenzo. La scena è parzialmente conservata, e parzialmente intuibile dalla sinopia

Qualora la Vigilia sia presieduta dall'Arcivescovo, come previsto dagli Ordines di Beroldo, allora la cerimonia sviluppa interamente la propria natura battesimale. Difatti, oltre alla benedizione del Fonte, l'Arcivescovo amministra anche il santo lavacro del Battesimo a due fanciulli. L'Arciprete, durante il canto delle quattro lezioni della Catechesi Battesimale, procede alla recitazione degli esorcismi sui catecumeni, in modo che, terminata la benedizione del Fonte, essi vengono immediatamente battezzati. A questa cerimonia si riferisce la bellissima orazione conclusiva della parte catechetica, da cantare in tono di prefazio:
"Celebratis atque perfectis divini Baptismatis sacramentis, Domino cæli et terræ, Deo Patri Omnipotenti indefessas gratias referamus, ipsumque supplices postulemus: uti nos atque omnem familiam suam gratiæ Spiritus Sancti annuat esse participes. Præstante Domino nostro Jesu Christo Filio suo, secum vivente atque regnante Deo in unitate ejusdem Spiritus Sancti per omnia secula seculorum".
Anche la Sallenda da cantarsi all'inizio della Messa presenta un evidente richiamo al Battesimo:
"Dominus regit me, et nihil mihi deerit. Hallelujah. Impinguasti in oleo caput meum. Hallelujah. Hallelujah. Gloria Patri. Sicut erat. Amen. Hallelujah. Dominus regit me, et nihil mihi deerit. Hallelujah. Impinguasti in oleo caput meum. Hallelujah. Hallelujah."

La benedizione del fonte e l'amministrazione del battesimo ai due fanciulli furono tolte dal rito in occasione della riforma della vigilia di Pentecoste romana, togliendo così dal rito la peculiarità propria della funzione condotta dall'Arcivescovo.

(Nicola De Grandi)

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